percorsi di studio

dicembre 25, 2023

solo un suggerimento,

Englishes

settembre 19, 2023

(appunti da integrare)

Different accents and words in different countries is quite normal: see for example American English, but we found differences also within Uk, so we can say there is more than one English (language) – We can say there are deifferent Englishes,

We find that the biggest part of the United Kingdom (U.K.), is made up of

  • England
  • Wales
  • Scotland
  • Northern Ireland

Within UK we can find different accents (not Englishes), Slangs (colloquial expressions)

Split into GROUP and Research about accents

COCKNEY

BRUMMIE

SCOUSE

GEORDIE

MANCUNIAN

SCOTTISH

IRISH

Corrisponding to a city / area

Find cities and maybe Maps Images Video

and differencescompared to RP (ReceicedPrononciation)

What is RP?

British Library says:

Received Pronunciation (RP) is the proper term to describe the regionally neutral accent used by many middle-class speakers in the UK, particularly in England. It is widely used as a reference point in dictionaries and as a model for teaching English as a foreign language.

Il Sistema Periodico, Ad alta voce

settembre 13, 2022

ShakespAIre

Maggio 1, 2022

Non si scrive così, a meno che non si intenda mettere alla prova una IA/AI in rete chiedendo qualche notizia su personaggi delle opere di William Shakespeare possibilmente in lingua inglese. Riporto si seguito input, output, immagine della pagine e collegamento ipertestuale. Have fun.

1 – Testo inserito (ci sono degli errori, non è difficile correggere e migliorare l’input)

Lady Macbeth is an ambitious woman; she wants to became a queen. To reach her aim she makes her husband kill the king of Scotland.

2 – Testo restituito dal sito (vedo qualche imprecisione nei contenuti, e se c’è un errore nell’input non è corretto)

Lady Macbeth is an ambitious woman; she wants to became a queen. To reach her aim she makes her husband kill the king of Scotland. But what will happen after? Macbeth is an ambitious man, and he wants to become the ruler of Scotland, but only by killing King Duncan first, the rightful king of Scotland! He convinces his wife that it’s the right thing to do, and they both kill King Duncan in order to make sure that their son will be the next king of Scotland, instead of his half-brother, Malcolm, who is actually the rightful heir to the throne of Scotland! They succeed, but…what will happen after? This story takes place during Shakespeare’s time.

Di seguito il collegamento, anche se i tempi non mi sembrano ancora maturi per affidarsi con fiducia a questa tipologia di creazione contenuti.

https://smodin.io/writer

Grafici delle funzioni seno e coseno

ottobre 23, 2021

Per la spiegazione rimando al video dell’ottimo Elia Bombardelli che comprende anche la tangente

Huawei Student Developers

ottobre 15, 2021

Aprite le finestre per favore

Maggio 3, 2021

Ciàula e Malpelo, un confronto – parte seconda

aprile 15, 2021

Il ruolo degli oggetti e dei vestiti nelle due novelle non è lo stesso. Le scarpe e i pantaloni del padre di Rosso Malpelo sono qualcosa di significativo, una memoria del passato, e non semplici oggetti anonimi arrivati non si sa quando né da dove. Un’attesa un po’ sinistra per una strana eredità:

…e gli diceva che quando avrebbero finito di sterrare si sarebbe trovato il cadavere del babbo, il quale doveva avere dei calzoni di fustagno quasi nuovi…

Inizialmente però si troveranno soltanto le scarpe:

...una volta in cui riempiendo i corbelli si rinvenne una delle scarpe di mastro Misciu, ei fu colto da tal tremito che dovettero tirarlo all’aria aperta colle funi, proprio come un asino che stesse per dar dei calci al vento. Però non si poterono trovare né i calzoni quasi nuovi, né il rimanente di mastro Misciu;

Il ritrovamento, che non lascia indifferente il protagonista, si conclude poco dopo,

Due o tre giorni dopo scopersero infatti il cadavere di mastro Misciu, coi calzoni indosso, e steso bocconi che sembrava imbalsamato.

Finalmente il giovane avrà vestiti nuovi, e per il futuro sono in vista nuove scarpe:

La vedova rimpiccolì i calzoni e la camicia, e li adattò a Malpelo, il quale così fu vestito quasi a nuovo per la prima volta. Solo le scarpe furono messe in serbo per quando ei fosse cresciuto, giacché rimpiccolire le scarpe non si potevano, e il fidanzato della sorella non le aveva volute le scarpe del morto.

Malpelo se li lisciava sulle gambe, quei calzoni di fustagno quasi nuovi, gli pareva che fossero dolci e lisci come le mani del babbo, che solevano accarezzargli i capelli, quantunque fossero così ruvide e callose. Le scarpe poi, le teneva appese a un chiodo, sul saccone, quasi fossero state le pantofole del papa, e la domenica se le pigliava in mano, le lustrava e se le provava; poi le metteva per terra, l’una accanto all’altra, e stava a guardarle, coi gomiti sui ginocchi, e il mento nelle palme, per delle ore intere, rimuginando chi sa quali idee in quel cervellaccio.

L’ultima eredità del padre sono gli attrezzi di lavoro:

Siccome aveva ereditato anche il piccone e la zappa del padre, se ne serviva, quantunque fossero troppo pesanti per l’età sua; e quando gli aveano chiesto se voleva venderli, che glieli avrebbero pagati come nuovi, egli aveva risposto di no. Suo padre li aveva resi così lisci e lucenti nel manico colle sue mani, ed ei non avrebbe potuto farsene degli altri più lisci e lucenti di quelli, se ci avesse lavorato cento e poi cento anni.

E alla fine, gli strumenti di lavoro accompagnano anche Rosso Malpelo nell’ultimo misterioso viaggio:

Prese gli arnesi di suo padre, il piccone, la zappa, la lanterna, il sacco col pane, il fiasco del vino, e se ne andò: né più si seppe nulla di lui.

Una tragica continuità lega i calzoni di fustagno e i personaggi che li indossano; tra questi infatti c’è Ranocchio, già malato e destinato ad una precoce morte.

Intanto Ranocchio non guariva, e seguitava a sputar sangue, e ad aver la febbre tutti i giorni. Allora Malpelo prese dei soldi della paga della settimana, per comperargli del vino e della minestra calda, e gli diede i suoi calzoni quasi nuovi, che lo coprivano meglio.

Quello di Ranocchio è uno dei soprannomi che identificano i personaggi in queste novelle; vediamone alcuni partendo da quella di Ciàula:

Cacciagallina, il soprastante, s’affierò contr’essi, con la rivoltella in pugno, davanti la buca della Cace, per impedire che ne uscissero.
Zi’ Scarda, si sa, quel povero cieco d’un occhio, sul quale Cacciagallina poteva fare bene il gradasso.
qualcuno più debole, sul quale rifarsi più tardi: Ciàula, il suo caruso.
In considerazione di Calicchio morto, e anche dell’occhio perduto per lo scoppio della stessa mina, lo tenevano ancora lì a lavorare.

Per quanto riguarda Rosso Malpelo, tutti ricordano in parte l’inizio della novella:

Malpelo si chiamava così perché aveva i capelli rossi; ed aveva i capelli rossi perché era un ragazzo malizioso e cattivo, che prometteva di riescire un fior di birbone. Sicché tutti alla cava della rena rossa lo chiamavano Malpelo;

Insomma, nomen omen. Stranamente o forse no è rossa anche la rena della cava.

Più avanti troviamo tre soprannomi in un paragrafo solo

La rena è traditora, – diceva a Ranocchio sottovoce; – somiglia a tutti gli altri, che se sei più debole ti pestano la faccia, e se sei più forte, o siete in molti, come fa lo Sciancato, allora si lascia vincere. Mio padre la batteva sempre, ed egli non batteva altro che la rena, perciò lo chiamavano Bestia, e la rena se lo mangiò a tradimento, perché era più forte di lui

Le considerazioni finali nella prossima parte, la terza e ultima

Ciàula e Malpelo, un confronto – parte prima

aprile 13, 2021

Luigi Pirandello – Ciaula scopre la luna e Giovanni Verga – Rosso Malpelo; rileggendo le due novelle, e in particolare quella di Verga, le sorprese e i rimandi non mancano… eccone alcuni qui di seguito.

Per cominciare, un piccolo confronto su alcuni aspetti materiali che legano tutti noi e i due protagonisti: l’abbigliamento e altri comuni effetti personali

Per quanto riguarda la novella di Pirandello, una veloce rassegna sull’abbigliamento, di Ciàula (in corsivo le citazioni):


1 – la camicia
Rivestirsi per Ciàula significava togliersi prima di tutto la camicia, o quella che un tempo era stata forse una camicia: l’unico indumento che, per modo di dire, lo coprisse durante il lavoro.
2 – il panciotto
Toltasi la camicia, indossava sul torace nudo, in cui si potevano contare a una a una tutte le costole, un panciotto bello largo e lungo, avuto in elemosina, che doveva essere stato un tempo elegantissimo e sopraffino (ora il luridume vi aveva fatto una tal roccia, che a posarlo per terra stava ritto). Con somma cura Ciàula ne affibbiava i sei bottoni, tre dei quali ciondolavano, e poi se lo mirava addosso, passandoci sopra le mani, perché veramente ancora lo stimava superiore a’ suoi meriti: una galanteria.
3 – i calzoni, piuttosto malconci ma al passo con la moda del nostro tempo:
avevano più d’una finestra aperta sulle natiche e sui ginocchi
4 – il cappotto,
un cappottello d’albagio tutto rappezzato,
le scarpe invece mancano:
e, scalzo, imitando meravigliosamente a ogni passo il verso della cornacchia ‐ cràh! cràh! ‐ (per cui lo avevano soprannominato Ciàula), s’avviava al paese.

Di tutto questo Ciàula non ha una grande consapevolezza:
Se qualcuno dei compagni gli dava uno spintone e gli allungava un calcio, gridandogli: ‐ Quanto sei bello! ‐ egli apriva fino alle orecchie ad ansa la bocca sdentata a un riso di soddisfazione…

Per riassumere l’eleganza di Ciàula,

…gli disse zi’ Scarda. ‐ Rimettiti il sacco e la camicia.

Analogamente, ecco descritto Rosso Malpelo, impresentabile 24/7:

Era sempre cencioso e sporco di rena rossa, che la sua sorella s’era fatta sposa, e aveva altro pel capo che pensare a ripulirlo la domenica

Il sabato sera, appena arrivava a casa con quel suo visaccio imbrattato di lentiggini e di rena rossa, e quei cenci che gli piangevano addosso da ogni parte, la sorella afferrava il manico della scopa, scoprendolo sull’uscio in quell’arnese, ché avrebbe fatto scappare il suo damo se vedeva con qual gente gli toccava imparentarsi;

Per questo, la domenica, in cui tutti gli altri ragazzi del vicinato si mettevano la camicia pulita per andare a messa o per ruzzare nel cortile, ei sembrava non avesse altro spasso che di andar randagio per le vie degli orti, a dar la caccia alle lucertole e alle altre povere bestie

Dove dorme Rosso Malpelo?
… sui sassi colle braccia e la schiena rotta da quattordici ore di lavoro;

E Ciàula invece?
Ogni sera, terminato il lavoro, ritornava al paese con zi’ Scarda; e là, appena finito d’ingozzare i resti della minestra, si buttava a dormire sul saccone di paglia per terra, come un cane;

…e nonostante i calci che gli affibbiano, riesce a dormire…

C’è una importante differenza tra i vestiti di Rosso Malpelo e quelli di Ciàula, come vedremo nella seconda parte di questa serie.

Inferno – canto quinto

aprile 7, 2021

Il canto si apre con la discesa dal primo cerchio,

giù nel secondo, che men loco cinghia
e tanto più dolor, che punge a guaio.

Ovvero, scendendo il cerchio si restringe, ma la sofferenza aumenta e il dolore fa gridare. Qui troviamo un personaggio derivato dalla mitologia classica, e presente, meno orribile, nel canto VI dell’Eneide: Minosse re di Creta, che giudica i peccatori o meglio li invia al luogo di pena: tanti giri di coda, tale il girone di arrivo.


Stavvi Minòs orribilmente, e ringhia:
essamina le colpe ne l’intrata;
giudica e manda secondo ch’avvinghia.

Dico che quando l’anima mal nata
li vien dinanzi, tutta si confessa;
e quel conoscitor de le peccata

vede qual loco d’inferno è da essa;
cignesi con la coda tante volte
quantunque gradi vuol che giù sia messa.

Molte anime passano davati al terrribile giudice, che nel rapido volgere di tre endecasilabi dirime qualsiasi caso, tra i molti che si avvicendano

Sempre dinanzi a lui ne stanno molte:
vanno a vicenda ciascuna al giudizio,
dicono e odono e poi son giù volte.

Anche Minosse cerca di respingere Dante: l’ingresso è ampio, ma non certo acogliente; e forse cerca anche di mettere in dubbio l’affidabilità di Virgilio dicendogli


guarda com’entri e di cui tu ti fide;
non t’inganni l’ampiezza de l’intrare!

Virgilio non si scompone, e ripete più o meno le parole già dette a Caronte; la divinità non viene nominata in questo luogo:

Non impedir lo suo fatale andare:
vuolsi così colà dove si puote
ciò che si vuole, e più non dimandare

Entrati nell’inferno cominciano le dolenti note, e il poeta sarà, come dice, colpito dal pianto di molti, in un luogo buio e rumoroso come un mare in tempesta, battuto da venti contrari. Questa bufera infernale, che non si ferma mai, trascina con sè gli spiriti, che soffrono per la sua violenza.

La bufera infernal, che mai non resta,
mena li spirti con la sua rapina;
voltando e percotendo li molesta

Le anime che ricevono questa punizione sono i lussuriosi, i peccator carnali, che si lasciano trasportare dalla passione in vita e in eterno saranno sottoposti al contrappasso per analogia, trascinati dalla bufera. Attenzione alla sintetica definizione dantesca del peccato, e dei peccatori, incapaci di controllare le passioni,


che la ragion sommettono al talento

Dante paragona queste creature ad alcuni volatili, prima gli stornelli che viaggiano in schiere e poi le gru che procedono in lunga riga, quello che non cambia per tutti gli spiriti mali è l’effetto del vento, che


di qua, di là, di giù, di sù li mena;
nulla speranza li conforta mai,
non che di posa, ma di minor pena.


Dante vuole sapere chi sono questi dannati, e il maestro gli risponde nominandone alcuni, personaggi storici o letterari come Semiramide, di cui si dice che rende lecita la lussuria per legge in modo da non essere condannata,


A vizio di lussuria fu sì rotta,
che libito fé licito in sua legge,
per tòrre il biasmo in che era condotta

Dopo di lei Virgilio descrive, senza nominarla, Didone, che rompe il giuramento sulle ceneri del marito Sicheo innamorandosi di Enea, ma alla fine si uccide dopo la fuga dell’eroe virgiliano. Seguono Cleopatràs lussurïosa ed Elena di Troia, causa di tanti mali. A queste quattro donne seguono tre uomini, e molti anonimi: dopo Achille,


Vedi Parìs, Tristano; e più di mille
ombre mostrommi e nominommi a dito,
ch’amor di nostra vita dipartille.

Dante è molto turbato sentendo nominare tutti questi personaggi, che evidentemente gli sono vicini, pietà mi giunse, e fui quasi smarrito, dice; e la sua attenzione va a due anime che si muovono insieme e con leggerezza nella bufera:

I’ cominciai: Poeta, volontieri
parlerei a quei due che ’nsieme vanno,
e paion sì al vento esser leggeri

Virgilio acconsente: aspetta che siano vicine, e invitale in nome dell’amore: loro verranno. L’espressione per quello amor che i mena rende l’idea di un sentimento che non si perde nella catastrofe, pur avendola causata.

Dante invita dunque con molta gentilezza le due anime affannate, che escono dalla schiera e si rivolgono al poeta con altrettanta cortesia: volentieria pregherebbero per Dante, e invece possono solo riferirsi con una parafrasi alla divinità


O animal grazïoso e benigno
che visitando vai per l’aere perso
noi che tignemmo il mondo di sanguigno,

se fosse amico il re de l’universo,
noi pregheremmo lui de la tua pace,
poi c’ hai pietà del nostro mal perverso.

Noi udiremo e parleremo a voi, dice l’unica delle due anime che in effetti parla, mentre l’altra si limita a piangere. Dopo essersi presentata con una descrizione della nativa marina di Ravenna, Francesca descrive la sua vicenda:


Amor, ch’al cor gentil ratto s’apprende,
prese costui de la bella persona
che mi fu tolta; e ‘l modo ancor m’offende.

Amor, ch’a nullo amato amar perdona,
mi prese del costui piacer sì forte,
che, come vedi, ancor non m’abbandona.

Amor condusse noi ad una morte.
Caina attende chi a vita ci spense
Queste parole da lor ci fuor porte.

Impossibile rendere in poche righe il contenuto di queste terzine, dove Amore sembra scendere gradualmente dal cor gentile, passando dal girone dei lussuriosi, fino alle profondità infernali, conducendo i due amanti in questo girone, e ancora più giù negli inferi (Caina attende…) chi li uccide.

Alcuni versi fanno ancora discutere: il modo ancor m’offende può riferirsi all’omicidio, ma anche al perdurare del sentimento; Amor, ch’a nullo amato amar perdona sembra non dare scelta a chi viene amato da qualcuno, che deve amare a sua volta, ma potrebbe invece voler dire che non si può amare chi è già amato da altri.

In ogni caso, Dante è silenzioso, triste, tiene il viso basso


fin che ’l poeta mi disse: Che pense?


La risposta di Dante non è precisa, sta pensando ai sentimenti e al desiderio che hanno portato a questa tragedia; poi chiede a Francesca di descrivere in che modo amore si sia rivelato e come i due siano usciti dai dubbiosi disiri passando ad una fatale rivelazione:

a che e come concedette amore
che conosceste i dubbiosi disiri?

E quella a me: “Nessun maggior dolore
che ricordarsi del tempo felice
ne la miseria; e ciò sa ‘l tuo dottore.

Qui Francesca ricorda a Virgilio la sua triste condizione, in modo efficace anche se forse un po’ scortese, evidenziando invece la sensibilità più che la curiosità di Dante, a cui tristemente vuole rispondere:

dirò come colui che piange e dice.

La vicenda è nota: Paolo e Francesca si trovano soli a leggere le vicende amorose di Lancillotto, e più di una volta la narrazione li turba; arrivati al punto in cui è descritto il bacio di Lancillotto e Ginevra, Paolo tutto tremante bacia a sua volta Francesca, e da lì la lettura termina…


Quando leggemmo il disïato riso
esser basciato da cotanto amante,
questi, che mai da me non fia diviso,

la bocca mi basciò tutto tremante.
Galeotto fu ’l libro e chi lo scrisse:
quel giorno più non vi leggemmo avante.

Galeotto è un personaggio del ciclo bretone che favorisce l’amore tra Ginevra e Lancillotto; in questo caso il libro sembra assumere il ruolo di questo personaggio. Francesca racconta, Paolo piange, e Dante è sempre più turbato; non può resistere a questo spettcolo di sofferenza, e alla chiusura del canto assistiamo al suo secondo svenimento.


E caddi come corpo morto cade.